La triste realtà delle mostre italiane

Negli ultimi tempi mi sono ritrovata a pensare che le potenzialità del nostro paese sono altissime e che spesso anche le idee sono buone, ma purtroppo ciò che manca in alcuni casi è la creatività. In questi giorni è ancora in corso la mostra dedicata ad Audrey Hepburn, in occasione dei cinquant’anni di Colazione da Tiffany, film di Blake Edwards del 1961.

Iniziata lo scorso 26 ottobre  si concluderà il prossimo 4 dicembre. La mostra è nata con lo scopo di omaggiare l’attrice e il suo lavoro nel mondo del cinema e soprattutto come Ambasciatrice Unicef. Si concentra soprattutto  sugli anni romani dell’attrice e quindi le sale del museo sono state tappezzate di fotografie che la ritraggono in occasioni mondane e private con il marito dell’epoca, lo psichiatra Andrea Dotti oppure da sola che porta a spasso il cane. Al centro di ogni sala ci sono delle teche con gli abiti che ha indossato in queste occasioni, gli accessori e i cappotti. Solo un completo era quello di Colazione da Tiffany e i riferimenti al cinema erano davvero pochi. Per esempio la vespa di Vacanze romane di William Wyler e il copione dello stesso film.

Nel complesso ho provato una grande delusione nell’appurare che la mostra risulta poco dinamica e che alcune foto appese alla parete sono un modo obsoleto di raccontare quello che è stata quest’attrice e donna meravigliosa. È noioso che il pubblico debba leggere  da se tutta la storia personale e cinematografica della Hepburn.  Sarebbe stato meglio inserire delle installazioni video, un tappeto musicale, magari con spezzoni dei suoi film romani. Una voce narrante registrata, più abiti recuperati dai set cinematografici.

Basta con la storiella appiccicata al muro! Basta alla noia! Il pubblico deve emozionarsi e deve vivere un’esperienza. Le mostre in Italia sembrano essere diventate dei momenti di lettura in cui manca la performance e se si vuole leggere una storia lo si può fare anche standosene a casa comodamente seduti in poltrona. Lo stesso errore è stato fatto lo scorso anno, quando nello stesso periodo, al Vittoriano, ci fu la mostra dedicata a Van Gogh. I dipinti erano disposti in successione come delle diapositive incollate al muro e l’introduzione ovviamente consisteva in una serie di pannelli con su scritta la vicenda umana e artistica di Van Gogh. In Europa sono molto più avanti di noi da questo punto di vista. A Londra, per esempio, si svolge annualmente il Kinetica Art Fair, ovvero una fiera di olografici esseri di luce, sculture e disegni robot, il massimo livello dell’arte cinetica. Tutto questo è stato accompagnato lo scorso anno da un innovativo show dal titolo Cybernetic Serendipity. Il luogo nel quale si svolge l’evento annuale  lo spazio P3 a Londra. Nel corso della fiera sono compresi: conferenze, workshop, spettacoli e mostre innovative che rendono l’evento unico nel suo genere.

Quello di Londra è solo uno dei tanti esempi che si possono fare al riguardo e che possono dimostrare come le possibilità di fare qualcosa di innovativo ci sono per tutti e che l’Italia può vantare menti eccelse capaci di realizzare grandi cose e di essere creative.

Sara Formisano