L’Università degli Studi di Salerno in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e il supporto di Creactivitas – Creative Economy Lab e del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Artistico e Culturale DISPAC  ha promosso martedì 10 Dicembre 2013 la prima conferenza sulla Dimensione Europea delle Capitali della Cultura, mettendo a confronto alcuni rappresentanti delle città italiane candidate (Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena), che hanno superato il primo vaglio di selezione per il titolo di Capitale Europea della Cultura nel 2019, con gli operatori culturali di Leeuwarden, La Valletta, Sofia e dell’attuale capitale Marsiglia. La dimensione europea è uno dei due criteri principali (l’altro “la città e i cittadini”) nella valutazione del bidbook di una città candidata. Per questo ogni città è tenuta a dimostrare come la manifestazione possa influire sul miglioramento e il rafforzamento dei rapporti con l’Europa.

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L’Ambasciatore olandese in Italia, Michiel Den Hond, ha dato l’avvio ai lavori con un discorso introduttivo non retorico, con il quale ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa come spunto per una futura e ulteriore collaborazione tra l’Olanda e le città coinvolte nella conferenza.

Al suo saluto si è unito quello del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti, il quale ha manifestato tutto il suo apprezzamento per l’iniziativa, un ottimo terreno di confronto, di scambio di vedute e ha sottolineato come il dialogo con le istituzioni sia sempre più fondamentale per il miglioramento del territorio. D’accordo con lui anche Mauro Menichetti, Direttore del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Cultura dell’Università degli Studi di Salerno, che ha aggiunto la propria approvazione per le ricadute positive della conferenza sugli studenti che hanno la possibilità di confrontarsi direttamente con esponenti del settore culturale.

Marin Raykov, Ambasciatore della Bulgaria in Italia, ha espresso pareri positivi sul Campus universitario, luogo molto adatto per questo tipo di incontro. Si è soffermato sull’importanza del concetto di diversità in Europa, sulla necessità di un confronto tra le varie nazioni e di una maggiore conoscenza reciproca.

I lavori sono stati aperti anche dall’intervento di Caterina Miraglia, Assessore alla Cultura della Regione Campania, che ha esposto il proprio dispiacere per il fallimento della candidatura di Caserta ma allo stesso tempo la propria curiosità nell’ascoltare il dibattito per valutare i tratti non corrisposti per le precedenti candidature.

A seguire l’illuminante relazione introduttiva del sociologo Domenico De Masi, il quale si è soffermato sull’elemento principale che contraddistingue l’Europa: la pluralità. Per farlo, ha percorso un rapido excursus sulle radici culturali dell’essere europei, dalla matrice greca a quella comunista passando per la tradizione romana, cristiana, rinascimentale, protestante, illuminista e liberale. Nonostante l’umanità sia creatrice di modelli di convivenza, oggi, per la prima volta, essa si ritrova a vivere in un contesto che non ha un modello che la rappresenti, è disorientata. Le Capitali della Cultura possono fungere da supporto per identificare una mappa in cui agire.

Un’Europa che ci richiede di favorire la partecipazione attiva dei cittadini, creando laboratori di innovazione sociale: questo il tema principale dell’intervento di Erminia Sciacchitano, segretariato generale Mibact, che ha fatto riferimento allo stretto rapporto tra il protocollo europeo e la convenzione di Faro, recentemente firmata dal governo italiano, sul diritto dei cittadini ad influire sulle scelte culturali del proprio territorio.

Al termine delle relazioni introduttive si sono susseguiti i tre panel moderati da Fabio Borghese, direttore di Creactivitas e da Mario Van Shaik, direttore Europe Dutch Culture, che hanno visto al centro del dibattito: le cooperazioni tra operatori culturali, artisti e città nei paesi membri, la diversità culturale in Europa e gli aspetti comuni delle culture europee, la cooperazione culturale europea come fattore guida per lo sviluppo locale.

Han Bakker, Advisor di programmi culturali internazionali, è stato il keynote del Panel I e ha precisato che la dimensione europea non è ancora definita deliberatamente visto che è una strategia di sviluppo che per larga parte consiste di negoziazioni tra i soggetti partecipanti al processo. Il bid deve rendere chiaro che la città candidata condivida il processo.

L’intervento del keynote del Panel II, Claudio Bocci, Direttore Federculture, è stato incentrato sul modello ECoC come strumento e impianto per avviare nei territori processi di progettazione integrata e di pianificazione strategica a base culturale.

In linea con gli altri due Mariagiovanna Riitano, DISPAC – Università degli Studi di Salerno, keynote del Panel III, ha evidenziato come il modello ECoC offra l’opportunità ai territori di accedere ai fondi europei attivati dalla nuova programmazione.

A far da guida per le città italiane in primo luogo c’è stato il modello di Leeuwarden, capitale di Friesland, illustrato da Rudi Wester e da Jelle Burggraaff, rispettivamente direttore artistico e coordinatore relazioni internazionali di Leeuwarden 2018. I due, partendo dal termine chiave della loro campagna ‘mienskip’ si sono soffermati sul concetto di società aperta che riesce a coinvolgere svariate comunità. Hanno inoltre suggerito agli interlocutori di intraprendere progetti più concreti puntando su un livello artistico più alto, in modo da raggiungere più facilmente la dimensione europea.

Reinventare ‘Eutopia’ è l’obiettivo centrale del progetto di Lecce 2019, presentato dal direttore artistico Airan Berg: un invito al cambiamento prodotto da un’azione concreta che superi il semplice riconoscimento dell’alto valore del patrimonio artistico e spinga il cittadino a sfruttare il proprio talento per reinventarsi, mettendosi in connessione con l’altro e attivando uno scambio di conoscenze.

In sintonia con questa idea anche Pier Luigi Sacco, direttore candidatura Siena 2019, il quale vuole rendere la città all’avanguardia per le nuove generazioni, esponendole a nuovi stimoli. Per farlo bisogna investire maggiormente nelle capacità delle persone, creando significato intorno al patrimonio artistico, poiché da solo non genera valore.

Per Lucio Argano, project manager Perugia/Assisi 2019 è importante la ricostruzione, la riqualificazione del centro storico, la costruzione di piattaforme di riferimento che possano dar vita ad una città dell’idea, del dialogo, dell’ospitalità: ‘meticciare oltre l’interdisciplinare’.

La città di Ravenna gode di un’ereditarietà storica molto forte, essendo stata per ben tre volte capitale, quindi la candidatura secondo Nadia Carboni, project manager Ravenna 2019, è un punto di partenza che cerca di proiettare nel futuro la gloria del passato. La città romagnola è stata l’unica che già dalla fase di preselezione, grazie ad un lavoro di brainstorming trasversale con soggetti del settore economico, sociale e culturale è riuscita a presentare un programma artistico culturale partecipato.

Rossella Tarantino, responsabile del programma di Matera 2019, ha sottolineato come la candidatura della città a Capitale Europea della Cultura abbia influenzato notevolmente il riassetto territoriale, rendendo la città emblema di partecipazione culturale attiva. Si è soffermata a lungo sul concetto di ‘cultura in movimento’ e ‘resilienza’, ossia capacità di interpretare la complessità, prima a livello concettuale per giungere poi a quello delle infrastrutture.

Di particolare rilievo anche gli interventi di Jean Pierre Magro, direttore artistico di Valletta 2018, il quale attraverso l’arte si propone di rinverdire la grandezza del passato per inserirla nel futuro; di Prosper Wanner, manager cooperativo dell’Hotel du Nord di Marsiglia 2013, che ha presentato il caso di questa struttura che ha come valori chiave patrimonio e ospitalità. In questa cooperativa di abitanti si vende ciò che si produce e si produce ciò che si vende.

Emblematico anche l’intervento di Plamen Dzhurov, membro del comitato promotore di Sofia 2019. Lo slogan della candidatura è ‘Share Sofia’: riscoprire se stessi attraverso lo sguardo esterno, favorire le presenze straniere e collaborare con esse, evitando la chiusura e favorendo l’apertura di un dialogo attivo con il resto dell’Europa.

I Panel sono stati caratterizzati dagli stimolanti interventi e osservazioni dei docenti di Unisa (Pina De Luca, Renata Cantilena, Sebastiano Martelli, Paola Adinolfi, Luca Cerchiai, Natale Ammaturo), i quali si sono soffermati sull’importanza che il sistema formativo deve avere nel cogliere le istanze del cambiamento sociale, provenienti dal basso, per elaborare in modo innovativo le nuove competenze che sono richieste dai nuovi scenari Europei e attraverso la cooperazione e la ricerca favorire lo scambio attivo di conoscenze e le relazioni per rafforzare l’identità comune.

Al termine dei Panel i due moderatori, Fabio Borghese e Mario Van Shaik,
hanno illustrato gli elementi in comune a tutti i progetti di candidatura: la costruzione del processo dal basso, con modalità bottom up, per stimolare la partecipazione attiva dei cittadini e la cooperazione; la focalizzazione sulla capacità della cultura di essere generatore di innovazione sociale; la centralità della cultura del progetto e il dinamismo propulsivo delle industrie culturali e creative.

Il convegno si è concluso con l’intervento del senatore Alfonso Andria, Presidente del Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali, entusiasta per l’iniziativa e soddisfatto del confronto aperto tra i vari soggetti presenti. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulle scorse edizioni dei colloqui internazionali di Ravello Lab in cui pure si è discusso dell’ampia potenzialità del modello ECoC, proponendo l’idea di istituire anche nel nostro paese una capitale della cultura.

Ovviamente ci sarà una sola vincitrice, ma ciò che conta è che ogni città riesca a migliorarsi per raggiungere la tanto ambita dimensione europea.

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Intervista all’Ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi Michiel Den Hond

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