La presentazione del Rapporto Symbola 2012 ha messo in luce l’importanza delle industrie culturali e creative, e di un’economia, in Italia come in tutta Europa, basata sul nostro immenso patrimonio artistico-culturale, e sulla creatività come motore dell’economia.

 

Per quanto l’Europa abbia inserito già dal 2010 la voce “cultura” nella sua agenda,  l’Italia tarda ancora a comprenderne il valore inestimabile. Dal patrimonio culturale ricchissimo, il nostro paese non è capace di agire con adeguate strategie in questo settore. Così, la preside Pagani introduce da subito il più grande problema del sistema Italia: esistono industrie creative e culturali ma pochi ne parlano. Questo è oggi possibile grazie al Rapporto Symbola. Dal periodo di crisi che stiamo vivendo emerge, tuttavia, un aspetto positivo. Menichetti, direttore del dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale, riflette sulla trasformazione del concetto di patrimonio culturale: materiale ed immateriale vanno sfruttati sempre, e ora più che mai. Dalla presentazione, questa visione si concretizza. “L’Italia che verrà” non è semplicemente il risultato della ricerca prodotta da Symbola e da Unioncamere; è un messaggio di fiducia che ha solide basi nell’economia reale – tiene a precisare Fabio Renzi, il Segretario generale della Fondazione Symbola. È questo l’aspetto fondamentale del rapporto: si basa su dati reali e dimostra quanto realmente la cultura,  e le industrie creative, contribuiscano al futuro positivo del nostro paese. Sono, dunque, i numeri a darci una visione complessiva dell’importanza di questo settore: nel 2011 il settore produttivo culturale italiano ha prodotto 76 miliardi di euro di valore aggiunto, il 5,4% dell’intera economia. La cultura genera lo stesso valore delle assicurazioni e delle finanze, e genera il doppio dell’occupazione della finanza e delle assicurazioni. Dalla presentazione risulta necessaria una riflessione che opera Fabio Borghese: i dati sono doppiamente positivi perché risulta una richiesta da parte del mercato di skills e competenze specifiche. Stupisce, e al tempo stesso rassicura, la diapositiva in cui viene evidenziata la cifra di assunzioni programmate, nel 2012, all’interno del settore culturale: 32.250 posti. Inoltre, le professioni culturali più richieste, sono innumerevoli e poliedriche: dal mondo del cinema (operatori, direttori artistici, registri, sceneggiatori, scenografi, ecc..), agli specialisti del web (programmatori, progettisti di software, ecc…), dal marketing, passando per la comunicazione, fino ad arrivare al food.

Ed è su questo punto che si inserisce l’intervento di Alessandra Storlazzi, docente di Economia e Gestione delle imprese, che nota come “lo sguardo dell’economista tradizionale, basato su modelli classici, sia ormai inadeguato per poter analizzare la situazione attuale. Dobbiamo smettere di pensare all’uomo come una macchina da inserire all’interno del discorso produttivo: dobbiamo ragionare nella logica del cervello. Oggi un lavoratore deve conoscere tutto.”. Questo è ciò che Claudio Calveri ha definito ‘il futuro lavoro del Content manager’: colui che realizzerà i contenuti li organizzerà e li metterà a disposizione di chi ne ha bisogno. “Creare connessioni di senso è tutto ciò che è richiesto dall’economia creativa”, afferma Claudio Calveri. Le nuove professionalità non sono ben definite, ma di certo dovranno fare i conti con un settore culturale sempre più produttivo…o almeno ce lo auguriamo.

 Raffaella Estatico

Link Rapporto 2012 : http://www.symbola.net/html/article/LItaliacheverraIndustriaculturalemadeinItalyeterritori

Pdf della presentazione di Fabio Renzi  scaricalo qui

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