CULTURE AND CITIES
a cura di Creactivitas 

La città è un grosso “ecosistema culturale” dove nascono, si sviluppano e a volte muoiono senza dare frutti grandi opportunità di crescita. La città è il cuore delle identità territoriali, è la Storia, impressa nelle mura di grandi architetture e nelle strade che hanno visto il passaggio di grandi eventi e personalità.  La città rappresenta il nostro passato, il nostro presente ed un futuro che purtroppo man mano ci rappresenta sempre di meno. Che cosa sta succedendo? quali possibilità ci stiamo lasciando scappare e quali ricchezze stiamo distruggendo?

È di questo che si è discusso nella giornata del 28 ottobre, seconda giornata dell’evento internazionale Ravello Lab, in uno dei tre panel simultanei dai titoli: Culture and Cities, Culture and Territories e Cultures and Innovation.

Dall’introduzione risulta chiaro che soggetto di quest’articolo sarà il contenuto del Panel One. La conferenza(divisa in una sessione mattutina ed una pomeridiana) si è composta di due parti: la prima, guidata dai chairman Luigi Fusco Girard (docente dell’università Federico II di Napoli) e Francesco Caruso (ambasciatore, componente del consiglio di Amministrazione CUEBC), in cui vengono riportati importanti esempi di pianificazione strategica a base culturale ed una seconda parte che da spazio alla discussione.

La conferenza comincia con la delineazione di sei parole chiave da parte di Luigi Fusco Girard: cambiamento, che negli ultimi tempi è tutt’altro che positivo e si manifesta come crisi ambientale ed economica e destabilizzazione sociale, città, che deve ora cercare il suo nuovo ruolo in questo contesto ambientale attraverso una rigenerazione. La rigenerazione deve avere delle radici forti come possono essere solo le tradizioni e le identità locali e quindi bisogna averne conoscenza e dunque cultura. Ma infine nessun risultato è possibile senza una capacità creativa (creatività) e senza la capacità di mettere in relazioni sistemi che viaggiano in traiettorie separate e dunque ultima parola chiave è sinergia. A partire da ciò la relazione da tener presente è cultura – sviluppo. I valori culturali nella città possono produrre valore economico. Girard parla del settore culturale come il più resiliente in questo periodo di crisi. Questo aggettivo racchiude in se la capacità di resistere e di adattarsi ai cambiamenti.

Girard chiude la sua introduzione parlando degli strumenti da utilizzare: il primo è costituito dai grandi eventi, il secondo dai piani strategici a valenza culturale. I luoghi devono essere trasformati in catalizzatori di sviluppo economico. La domanda quindi è: “la povertà crescente può essere ridotta utilizzando la cultura in modo creativo?”.  La risposta individua tre anelli fondamentali che devono necessariamente essere in sinergia tra loro: economia culturale, economia ecologica ed economia civile.

La parola passa dunque  ai Keynotes speakers che possono condividere con l’uditorio le loro esperienze. Significativi sono quelle di Carbonia, Tallin, Edimburgo e Derry.

Per quanto riguarda Carbonia, assegnataria del premio del paesaggio CoE 2010-201, è Maria Grazia Belisario (Direttore PaBAAC, MiBAC) a presentarne il disegno di sviluppo e rigenerazione urbana. Carbonia è una città che si racconta attraverso il suo disegno urbanistico, l’architettura, i quartieri, il paesaggio ed il suo rapporto con la miniera. E’ inoltre una città d’autori valendosi di grandi architetti ed ingegneri; il progetto di trasformazione ha fatto della matrice storica l’elemento di forza di coesione sociale. Inoltre indispensabile è stata la campagna di sensibilizzazione della popolazione e visitatori con processi di formazione promossi e sostenuti dall’amministrazione comunale. Carbonia è un laboratorio aperto, un modello virtuoso  di cooperazione tra città, regione, amministrazione statale e sistema della ricerca scientifica. Grazie a questo progetto iniziato nel 2007 oggi Carbonia è considerata città turistica ed un nuovo settore prima trascurato inizia a dare i suoi frutti.

Daisy Jarva (Assessore Città di Tallinn 2001), dopo una lunga introduzione storica ci presenta il progetto di Tallinn: dopo essere stata per lungo tempo città “chiusa” militarmente, essa vuole aprirsi verso il mare. Così prende avvio il progetto Chilometro Culturale. L’aspetto culturale è quello su cui si fa leva. Si organizzano continuamente festival ed eventi dedicati all’arte (come il Festival di Margaret), ci sono musei alternativi come il museo contemporaneo, oggi in fase di ampliamento, e quello della paglia che offre spazi per il relax; importante è la Giornata marittima di Tallinn, a cui si può partecipare gratuitamente. La speranza è quella di poter creare la stessa situazione anche nelle altre piccole città dell’Estonia e farle diventare mete culturali, spingendo i turisti sul territorio a spostarsi anche nelle altre cittadine ed isole nazionali: si deve creare una rete di cooperazione. La Jarva sottolinea l’importanza di creare una collaborazione continua coi cittadini; a tal proposito è stata organizzata anche un’ “esportazione  culturale” in Italia: comuni cittadini sono venuti in Italia a far conoscere la cultura estone: “La grande rigenerazione riguarda più i cittadini ordinari che i grandi politici”. Francesco Caruso aggiunge che l’esempio di Tallin ci mostra come, al di là degli eventi annuali, la proiezione al futuro sia molto importante per quanto riguarda i progetti di ristrutturazione urbana ancora in corso e la speranza della creazione di una vasta rete culturale tra le cittadine estoni.

Terzo ad intervenire è Riccardo Marini (City design Leader Edimburgh) che riporta l’esperienza di Edimbungo, capitale della cultura 2011, e della sua proiezione al futuro per quanto riguarda grandi eventi e sviluppo. Marini mette in evidenza come oggi si rincorre lo sviluppo economico senza considerare che un posto va preservato e trasformato in un luogo accogliente che richiami turisti e non lascia scappare la popolazione. Costruzioni moderne che rendono un grande profitto economico, come i grandi centri commerciali o gli enormi palazzi che accolgono uffici ed amministrazioni, causano sofferenza alle città che ne escono distrutte, sia a livello economico per quanto riguarda esercizi commerciali minori, sia a livello estetico per quanto riguarda lo skyline che va man mano a profilarsi. Marini afferma che bisogna comprendere il DNA del posto per ricavarne stimoli, bellezza e conseguentemente benessere.

È il turno infine di McGiney (chief executive ILEX Derry) che mostra come la città di Derry abbia puntato allo sviluppo del piano economico basandosi sulla rigenerazione dell’area  London – Derry,  sfumando i conflitti e lo scetticismo della popolazione e coinvolgendo le istituzioni europee. Uno degli obiettivi sarà raggiunto nel 2012 con la celebrazione del centenario della costruzione del Titanic nel città di Belfast.

Terminate le testimonianze si apre la discussione alla quale intervengono oltre ai chairmen e i keynotes speakers già presentati, Claudio Calveri (Project Manager Napoli Città della Letteratura), Alfredo Esposito (responsabile organizzazione e gestione delle attività associazione Rete delle Città Strategiche),  Carla Giusti (Dirigente Campania Innovazione Spa, Agenzia Regionale per la Promozione della Ricerca  e dell’Innovazione), Francesco Monaco (Responsabile Ufficio Formazione e Servizi, IFEL), Marco Scarpinato (architetto Autonome Forme) e Minja Jang (President Raymond Lemaire International Centre Conservation, Catholic University of Leuven).  Ciò che emerge dal confronto è  la necessità da parte delle amministrazioni interessate di creare linee giuda che permettano, a chiunque voglia sviluppare progetti creativi legati alle città, di poterli montare con un alto impatto; il bisogno del coordinamento tra le province, regioni e politiche comunitarie, dato che un piano strategico legato ad una singola città risulta insufficiente; il dovere di esaltare la diversità delle città e mettere in risalto l’unicità dei luoghi perché questo ha un peso che va oltre il valore che può avere un evento anche importante (che spesso è una lama a doppio taglio) ma pur sempre temporaneo.  Fusco conclude con la messa in risalto della ricchezza derivante dal capitale intangibile delle relazioni uomo-uomo e dai risultati che si possono ottenere dall’emulazione e la sana competizione  che “costringe” ad inventare soluzioni creative.

Alfonsina Avvisati

(in collaborazione con Franco Cappuccio e Simona Fasano)