Prime tappe del Festival per le “creactive” in un viaggio di colori, azioni,
suoni e profumi


Via lattea ( Claudia Fabris)

Quello di oggi è stato il primo giorno per Creactivitas nei luoghi di Altofest, il Festival di Arti Performative che riscrive gli spazi negli ambienti privati della cittadinanza. Noi del laboratorio aveva iniziato questo racconto spiegando un po’ quello che è il Festival, nato nel 2011  e giunto alla quarta edizione. Come si è detto rewriting spaces è il tema di questa edizione e la sensazione che si prova durante il percorso fatto di arte, cultura e storia per le vie del centro di Napoli, è quello di ridisegnare lo spazio insieme agli stessi artisti.

La prima tappa di questo martedì 23 settembre non comune è stata la Pizzeria Oliva in via Arena alla Sanità, in uno dei quartieri storici del centro, dove si è svolta la performance di Luca Errico e Alessandro Pezzella, “La bottega degli

Errori”. Il primo ha declamato i propri versi con l’accompagnamento della chitarra elettrica del secondo. Un riff che spesso si lascia andare in assoli piuttosto rock; le parole risuonano nell’ambiente attraverso un microfono con effetto megafono e raccontano una realtà in cui spesso ci si sente soli. “Un suo piccolo passo non conta nulla per l’umanità” – “I ricchi fingono di essere poveri per evadere le tasse, i poveri fingono di essere ricchi per evadere dalla realtà”; questi alcuni dei versi dei tanti brani presentati, definiti dal poeta stesso “canzoni non cantate” o “cantate non canzoni”. Un’ora di poesia in musica, un’esperienza accompagnata dal profumo della buona pizza napoletana offerta agli astanti.

Un luogo accogliente e familiare, dunque, uno di quei posti in cui ti senti a casa, in cui si percepisce il senso della famiglia, e dell’accoglienza, come solo a Napoli può accadere. E proprio in un luogo che esprime tutto questo, Errico racconta una storia attraverso i suoi versi, che non da il senso dell’unione, della famiglia, ma il contrario. Si tratta di una critica alle convenzioni, allo stato, al nucleo familiare, il tutto condito da un sound rock fortissimo e coinvolgente. Tutto questo va in contrasto con il modellino del tipico presepe napoletano che troneggia alle spalle dei due performer.

“Le parole e le frequenze elettriche sferragliano e a volte bisbigliano all’unisono” e l’atmosfera dopo un tempo si rilassa; “a metà ci si può anche permettere di ancheggiare”. La paternità è uno dei temi cari a La bottega degli errori, vista come figura difficile o che mette in difficoltà. L’epilogo della performance è dolce, ma lascia l’amaro in bocca; ci si proietta verso un terzo tempo (come quello nel cinema), un terzo tempo che diventa metafora di speranza “ci deve essere ancora qualche colpo di scena prima del finale”.

Dopo la poesia in rock abbiamo proseguito per le vie del rione Sanità, attraverso il mercato delle vergini, passando per piazza Cavour fino ad arrivare a via Costantinopoli, altro luogo molto frequentato nel centro, soprattutto da studenti. Qui, nei pressi di piazza Bellini troviamo un altro luogo di ristoro, meno tradizionale, ma più intrigante per il trionfo di colori e sapori diversi dal solito: La stanza del gusto. In questo ristorante alternativo ha luogo la mostra permanente di Claudia Fabris, dal titolo “Via lattea”. Si tratta di fotografie che ritraggono nudi femminili immersi nel latte. L’artista mette in risalto, attraverso il bianco e il nero, le forme femminili che riaffiorano dal bianco in tutta la loro bellezza. Le foto, ordinatamente disposte alle pareti della sala al piano superiore de “La stanza del gusto”, offrono uno sguardo femminile sul corpo e sulle potenzialità della fotografia: “Uno studio attento sul corpo femminile e sulla forma, al fine di estrarne la perfezione e la bellezza”

Dopo un breve viaggio nella “via lattea”, dunque, il percorso è proseguito verso via S.Chiara una stradina alle spalle del famoso monastero che affaccia su Piazza del Gesù. Nella pace di questo luogo con i suoi giardini, di nuovo Clauda Fabris ci ha “ venduto” fiabe in cuffia, come lei stessa ha dichiarato. La performance dal titolo “ La cameriera delle fiabe” ha narrato storie e filastrocche più o meno conosciute ai grandi e ai più piccoli, nella brezza delle cinque del pomeriggio, all’ombra del campanile del monastero immerso nel verde. Si parte con un racconto sull’isola del Giglio, si prosegue con “La giostra di Cesenatico” favola di Gianni Rodari, per concludere con una filastrocca veneta, “Filastrocca ninna nanna”, prima però la performer ci culla con una bellissima fiaba “Bel Sole e bel Miele” di Italo Calvino tratta da “Fiabe italiane”. Un menù di favole per grandi e piccini che prende forma attraverso la bellissima voce della stravagante interprete.

Il breve viaggio negli spazi, attraverso i luoghi storici di Napoli si è concluso nella via Toledo che cantava nei suoi versi il drammaturgo e poeta Raffaele Viviani, quella strada confusionaria e sempre piena di gente che va e che viene. In quest’ultimo luogo e precisamente nello studio fotografico Icona vi troviamo l’installazione di Isotta Bellomunno con l’opera grafica “Redesigning space from the left side”. L’artista si è fatta legare con una camicia di forza e ha realizzato con la sola mano destra i disegni che vediamo nello studio. La performance si basa sul concetto che ogni emisfero del nostro cervello può controllare la parte opposta del corpo, ovvero l’emisfero destro può controllare la parte sinistra del corpo e viceversa.

Antonella Babbone
Sara Formisano