Non solo Romeo & Giulietta. L’Arena di Verona è l’icona par excellent della città veneta.

Altra intensa mattinata Creactivit…iana  quella del 28 novembre: full immersion nei processi e nelle evoluzioni di una vera Fabbrica di Spettacoli.
Il Prof. Fabio Borghese – direttore scientifico di Creactivitas – e la Prof.ssa Isabella Innamorati – illustre docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell’Università di Salerno – hanno coordinato i “lavori”. È Patrizia Sughi lo special guest. Già docente di Marketing e Gestione dell’Evento presso l’Università di Salerno, oggi ricopre un ruolo fondamentale alla Fondazione Arena di Verona: è Direttrice della Comunicazione e degli Archivi.

L’Arena rappresenta una delle più importanti realtà di produzione culturale del nostro paese. Vera e variegata industria creativa: una realtà, che abbracciando l’intero mondo dello spettacolo, è imponentemente produttiva; una realtà dalla complessa gestione; una realtà internazionale pronta ad ospitare 15000 spettatori – un normale teatro d’opera come il San Carlo ne accoglie circa 1500 –. Qui si sfiora il pazzesco. L’eccesso. L’incredibile!
Bisogna scandire gli albori del grande successo dell’Arena di Verona: essenziale è precisare, come sostiene la Prof.ssa Innamorati, il passaggio da Ente lirico a Fondazione. È quest’ultima in grado di coinvolgere realtà pubbliche e private, enti locali e amministrativi. Come afferma Patrizia Sughi, oggi l’Arena è l’unica Fondazione lirica sostenibile: cambiare nome e mutare formule organizzative non serve, se non si avvia la vera trasformazione. Sostenibili significa avere delle strategie che permettano di andare oltre i  fondi del FUS, cercando di implementare all’interno di queste organizzazioni delle modalità di azione che portino nuove fonti di denaro. Non a caso l’Arena sta sperimentando una serie di nuove attività legate alla tecnologia e al web per incontrare nuovi segmenti di pubblico: basti pensare al nuovo canale televisivo Arena Channel, dove per la prima volta seduti dal nostro salotto di casa possiamo godere uno spettacolo musicale in 3d, vivendo in pieno la dimensione dell’esperienza. Lo stesso marchio della Fondazione – quattro ellissi di spessore digradante, sfasati a creare una visione dall’alto dell’anfiteatro – mutano con il tempo, con il progresso della comunicazione, del multimediale, di internet.

Il teatro s’adatta alle nuove tecnologie, ad un’evoluzione capace di esprimere la criticità del contemporaneo e di avvicinare una nuova generazione di spettatori-consumatori. Del resto il totale sodalizio con le nuove tecnologie da parte della Sughi, risale già al 2009, quando Direttore Marketing del Teatro Comunale di Bologna, promosse uno sconto per tutti gli iscritti di Facebook, spiegando come ciò fosse una strategia di marketing non convenzionale per scommettere su quello che rappresenta il più popolare social network; una tattica  rivolta ad avvicinare all’opera un pubblico nuovo ed emergente che non aveva mai frequentato il teatro.
Per i più curiosi, ecco poi un illuminante saggio – “Consumare teatro con il « click »” –  dove ancora la Sughi enfatizza il trait d’union fra il desiderio di acculturarsi e di vivere il teatro da parte dell’individuo e la giusta strategia nel fornire un facile e spensierato accesso al prodotto –  l’acquisto del biglietto, ad esempio.
Uno speranzoso leit motiv risalta nei minuti finali dell’incontro. Lavoro e Teatro: un connubio possibile? Tutti pensano alle pessime condizioni odierne. L’atmosfera si ghiaccia. Patrizia Sughi la smorza con un sorriso. Bisogna credere nella nostra formazione, quella umanistica pronta ad aprire mille e una porta; bisogna credere nella cultura: è l’unico motore di sviluppo per il futuro.
È un connubio non sul viale del tramonto ma che aspetta un sole nuovo all’orizzonte.

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Michele Carucci